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Andrea Nardelli – Manager Emergente 2024

PMI Academy

Chi è Andrea Nardelli? Raccontaci di te…

Andrea Nardelli è un ragazzo di Trento che non si aspettava nella vita di diventare direttore generale dell’Aquila basket, ma che a vent’anni pensava di andare a lavorare all’estero.

Ho frequentato il Liceo da Vinci e poi la Facoltà di Economia. Durante il liceo, nel 2001 sono andato a studiare negli Stati Uniti, pensavo di andare a lavorare all’estero, poi per n-ragioni sono rimasto a Trento.

Mi sono avvicinato ad Aquila Basket per caso perché avevo stretto amicizia con Andrea Maggi,  andando a studiare a Sociologia (si andava a studiare a Sociologia, al tempo), anche se facevo Economia. Andrea Maggi era un giocatore dell’Aquila Basket e ha provato per un anno a portarmi a vedere una partita. Sono andato a vedere l’ultima partita di campionato, era la serie C, il 2004.

Da lì mi sono appassionato, non ho più perso una partita e Salvatore Trainotti ha avuto “l’intuizione” di dirmi: “Invece di pagare il biglietto mi dai una mano ad attaccare i cartelloni?”. E qui è iniziata la mia storia in Aquila Basket: mi sono occupato di tutto tranne che di pallacanestro (nel senso di scelta dei giocatori, eccetera), ma tutta la parte organizzativa dall’attaccare i cartelloni per terra, ad andare a prendere i volantini, distribuirli al palazzetto e poi, mano a mano, crescere in tutto il resto dell’operatività.

Sono partito dal basso, più di così non potevo. Ho ancora la spatola con cui attaccavo gli adesivi nello zaino come feticcio.

Al termine dell’Università ho iniziato a lavorare con mio padre in un’agenzia di assicurazioni. Ho mantenuto l’impegno nel basket, era diventato un bell’ambiente, avevo legato con i giocatori, quindi si usciva anche insieme. L’ambiente di Aquila che è sempre stato un ambiente di tanti, non di alcuni, di tante aziende, tanti amici, tanti sponsor, imprenditori… Nella mia testa era anche una sorta di investimento, quel tempo di volontariato, non sapevo ancora cosa volevo fare “da grande”, ma potevo conoscere persone, costruire network… Mi sono detto: “Mal che vada gli vendo delle polizze o posso chiedere un lavoro…”

Quando l’Aquila è entrata in A2 mi è stato proposto di trasformare il volontariato in lavoro. A quel punto io mi siedo con mio padre, che mi aveva dato le quote della sua società ad aprile e a luglio, gli dico che a dicembre me ne sarei andato. Quindi sostanzialmente restituisco le quote e provo a lavorare in Aquila Basket.

È iniziata così.

E io a 27 anni sono andato via da un’agenzia, da un lavoro sicuro, da uno stipendio che era serio per farmi una legadue di basket. Quando c’erano 300 persone a vederci…

Spesso di dice che per emergere si deve essere al posto giusto al momento giusto, avere fortuna, ma a volte questi posti e questi momenti sono frutto di scelte rischiose che non tutti sarebbero disposti a fare…

Ci sono anche dei treni che richiedono il sacrificio di certe cose. Non puoi voler tutto, devi avere il coraggio di fare scelte difficili, praticarle davvero e impegnarti al massimo. Questa è un po’ la storia anche del nostro allenatore per certi versi…

Quali sono secondo te gli elementi che ci hanno portato al riconoscimento di Manager Emergente 2024?

Onestamente faccio fatica, si torna al tema del posto giusto al momento giusto, però ci vuole anche un po’ di ambizione personale. Credo che le caratteristiche più importanti in questo caso siano la curiosità e la determinazione. Io continuo a guardare, continuo a prendere spunti da altri in qualsiasi mondo sia. Questo lavoro mi ha dato la possibilità di incontrare degli imprenditori, delle persone straordinarie: penso ai rapporti personali che si sono instaurati negli anni con Riccardo Felicetti, con Cavalier Patrizio Podini…  è un lavoro che mi ha sempre portato a incontrare mondi, anche moltissime aziende, è evidente che non diventi uno specialista in niente, ma senti sempre tante cose, tanti punti di vista diversi.

La curiosità è sempre stata la mia caratteristica e lo è tuttora, infatti tutte le volte che posso vado negli Stati Uniti a imparare da quello che fanno là o piuttosto vedere altri eventi o altri Sport, ma anche altri, non deve essere necessariamente la pallacanestro o lo sport in generale. Cioè impazzisco quando negli Stati Uniti i camerieri ti fanno un sorriso sullo scontrino con la penna per farti dare 10 € in più di mancia…

manager dell'anno

Sei stato nominato manager emergente, cosa prevede il tuo futuro?

Credo che lavorare dietro le quinte sia sempre più facile che lavorare quando sei esposto. E come era più facile lavorare dietro le spalle di Salvatore (Salvatore Trainotti) che era il mio vecchio direttore generale,  sicuramente la figura più importante di Aquila negli anni, ora vedermi al suo posto… ci voleva un po’ di sana ignoranza anche nel farlo o di follia.

Io che fino a 5 giorni fa non avevo vinto niente, posso dire che come con la Coppa Italia, questi due riconoscimenti sono qualcosa che mi permettono di tenere ancora di più i piedi per terra.

Noi a livello sportivo abbiamo cercato di fare un modello di club che sviluppa i giovani. Vale per tutta la struttura: io sono diventato direttore generale a 37 anni, a quarant’anni vinco il premio di manager emergente, in Italia sono giovane, da altre parti non è così. Quindi l’investimento sui giovani è un elemento di attenzione per tutta l’azienda dentro e fuori dal campo. In questa settimana abbiamo vinto la Coppa Italia (16 febbraio 2025) e questo riconoscimento (20 febbraio 2025). Questo ci aiuta a comprendere come la strada che abbiamo intrapreso sia quella giusta, che all’esterno viene percepito il lavoro che si fa come club, e che vuol dire che piace come lo stiamo cercando di sviluppare.

In futuro ci ricorderemo che il percorso è giusto, anche quando le cose non andranno così bene, vuol dire che anche nei momenti dove magari invece di avere tanti sold out di fila, faremo fatica avremmo dei riconoscimenti a cui aggrapparci.  Questi sono figli del chi è Aquila Basket

 Siamo abituati a vedere il capitano, il coach, ma si sa poco del dietro le quinte. Quanto conta e cosa fa un manager per la crescita di una squadra?

Dietro c’è quello che chiamiamo front Office, che per noi front Office e tutto quello che non è basket. Siamo circa 12 persone lavoriamo nella parte marketing, comunicazione, amministrazione, vendita, grafica, eccetera (con la “parte basket”, giocatori, allenatori, settori giovanili… si arriva a oltre 80 persone).

All’inizio eravamo in via Fogazzaro, eravamo in io, Salvatore, Michael, Sara e praticamente questa era la squadra. E poi nel tempo ci siamo strutturati sempre di più.

Ci sono dei ruoli che è giusto che stiano dietro. Noi dobbiamo creare le condizioni migliori per tutti per esprimersi al meglio. E questo, secondo me, è il ruolo del direttore generale in un contesto come il nostro: io non sono quello che si occupa della biglietteria perchè ci sono persone molto più brave di me a farlo, c’è un allenatore che evidentemente è molto bravo a far quello, ci sono i giocatori, c’è un direttore sportivo che è molto più bravo di me, così vale un po’ per tutto. Io quello di cui mi devo occupare è cercare di dare una strategia, una visione a medio termine, rispondere alla domanda: dove vogliamo andare? Questo lo posso fare anche grazie al rapporto con il Consiglio amministrazione, la Fondazione, tutta la nostra governance.

Faccio sintesi e cerco di mettere le persone che ho intorno a me nel miglior contesto possibile per emergere e per fare il loro meglio. Quindi vuol dire per i giocatori offrire i migliori servizi, le migliori cure, prendersi cura delle loro famiglie: prendersi cura dei giocatori come persone prima che come giocatori. Sono dei ragazzi di 20-25 anni, per questo è necessario prendersi cura della persona prima che il giocatore e vuol dire anche avere le persone assunte in azienda e non contratti capestro.

Questa scelta è in parte obbligata dal nostro budget che è molto inferiore rispetto alle squadre con cui ci dobbiamo relazionare, con le nostre disponibilità chi potremmo attirare? Chi guarda a Trento come possibile scelta? Con la nostra filosofia invece siamo guardati e visti perché dicono: “Questi non hanno grandi risorse, però fanno questo?” Ci siamo trasformati in un posto per gli atleti che devono fare il salto, che devono andare al livello superiore. È il posto adatto per loro. È un po’ come pastificio Felicetti che fa la monograno. Il pastificio Felicetti se prova a mettersi in concorrenza con la pasta della Barilla perde sempre, ma se punta sull’eccellenza…

Questo vuol dire scegliere degli uffici come quelli che ci ospitano, dare un contesto lavorativo di altissimo livello e considerarci in generale un’azienda.

Un’altra cosa che è figlia del mio ruolo è contribuire alla creazione di valore del nostro territorio. Aquila Basket ha per il territorio una grande responsabilità, perché noi viviamo grazie a risorse territoriali, prendiamo dal territorio risorse economiche e limitarci a provare a mettere dei trofei in bacheca sarebbe riduttivo e sbagliato. Cerchiamo invece di creare valore sul territorio attraverso tutte le iniziative che noi facciamo extra sportive, lavorando nel sociale, lavorando in tutto l’extra basket è una cosa che al territorio, alla nostra comunità piace, questa è la nostra grande vittoria, ancora più della vittoria della Coppa Italia.

Al premio Manager Emergente dell’anno 2024, Accademia d’Impresa ha aggiunto l’iscrizione al Corso di Alta Formazione “Sviluppo e organizzazione per la crescita delle imprese”