PMI Academy ha il piacere di presentarvi lo
studio dell’ISPAT (Istituto statistico provinciale del Trentino) sulle relazioni nelle microimprese del territorio. La ricerca, pubblicata da poche settimane, è uno strumento di conoscenza che ci restituisce elementi di riflessione sulle imprese di minima dimensione, sui loro punti di forza e sui problemi che affrontano nella quotidiana sfida di stare sul mercato e di concorrere allo sviluppo e al benessere del nostro territorio. Abbiamo intervistato
Vincenzo Bertozzi, direttore dell’Ufficio sistema informativo statistico, che cura la pubblicazione e la diffusione dei dati, delle analisi e degli studi effettuati dell’Istituto. Prima di leggere l’intervista scaricati qui il
report dello studio Il sistema delle relazioni nelle microimprese in Trentino
Quale obiettivo ha il Panel di studio sulle microimprese e quali sono gli specifici obiettivi di studio statistico economico che ISPAT persegue in generale?
L’indagine Panel sulle microimprese trentine, curata dall’Istituto di statistica della provincia di Trento (ISPAT), si propone di raccogliere e analizzare i dati sulle imprese con meno di 10 dipendenti, un segmento produttivo di grande rilevanza in termini economici e occupazionali, cercando di osservarne l’evoluzione delle caratteristiche strutturali. Avendo la caratteristica di essere un panel elabora e legge gli aspetti caratteristici della microimpresa dal punto di vista longitudinale. I dati, per lo più di carattere qualitativo, sono completati da informazioni puntuali sulle microimprese ricavati da altre fonti che consentono analisi integrate.Questo lavoro rientra nel più ampio ambito degli studi e delle ricerche di carattere economico curati da ISPAT finalizzati ad aumentare la conoscenza statistica del sistema economico provinciale anche attraverso lo sviluppo, la gestione e l’aggiornamento di modelli di analisi e previsione economica. L’obiettivo è quello di fornire al decisore pubblico, agli studiosi e ai cittadini informazioni statistiche ufficiali costantemente aggiornate sullo stato e l’evoluzione dell’economia trentina al fine di poter valutare, decidere e deliberare in maniera informata e consapevole.
Cosa si prefiggeva invece con la specifica azione sul sistema delle relazioni nelle micro imprese?
Questo rapporto si focalizza sulla struttura delle relazioni che l’impresa pone in essere interagendo con tutti i soggetti che, direttamente e indirettamente, hanno un ruolo strategico nella vita dell’impresa. Nel contesto teorico le relazioni rappresentano tutti quei legami formalizzati, vincolati da contratto o accordo formale, ed informali che l’impresa intraprende per poter operare nel proprio contesto economico e territoriale. In particolare, in questo rapporto si è cercato di capire le relazioni delle imprese con altre realtà economiche di pari livello, osservandone la tipologia, le motivazioni, i vantaggi e le criticità.
In generale quante sono le microimprese sul nostro territorio, qual è l’incidenza sul totale delle imprese operanti in ambito provinciale e quali le loro attività prevalenti?
Le microimprese in provincia di Trento sono 41.514, rappresentano il 93% delle imprese totali e assorbono il 46% degli addetti (83.553). Percentuali simili si osservano per la provincia di Bolzano, per il Nord-est e in generale per l’Italia. Esse inoltre contribuiscono per il 40% alla creazione del valore aggiunto provinciale market, in linea con l’Alto Adige, ma in modo più rilevante rispetto al Nord-est e all’Italia dove il loro peso specifico si ferma al 32,7%.Le microimprese rappresentano quindi, quanto a numerosità, la struttura portante del sistema produttivo, sia provinciale che nazionale, e contribuiscono in maniera importante alla creazione di posti di lavoro e alla formazione della ricchezza.La diffusione della piccolissima impresa è particolarmente incidente nelle attività dei servizi. In particolare, quasi una microimpresa su tre (29,1%) svolge la propria attività nel settore dei servizi alle imprese (servizi di informazione e comunicazione, attività immobiliari, attività professionali, scientifiche e tecniche e attività di supporto alle imprese). Un altro terzo di questo insieme di imprese opera nel commercio all’ingrosso e al dettaglio (20,9%) e nelle attività di alloggio e ristorazione (11,1%). Poco più dell’8% delle imprese svolge invece un’attività manifatturiera, a conferma del fatto che l’industria necessita di una dimensione relativamente maggiore.
Dall’indagine emerge una grande vitalità nelle microimprese nell’intrattenere delle collaborazioni con soggetti esterni al proprio ambito. Quali sono le finalità principali per cui intrattengono relazioni e quale è il grado di complessità che esse raggiungono?
La finalità principale che spinge le microimprese a intraprendere una collaborazione con altri soggetti è legata alla possibilità di ricavarne un beneficio in termini economici. L’imprenditore, specie nelle piccole realtà produttive, si trova costantemente a dover valutare il costo-opportunità di rivolgersi all’esterno per ricevere un supporto per alcune funzioni non necessariamente connesse all’attività principale dell’impresa stessa. In genere si tratta di collaborazioni formalizzate attraverso specifici contratti. Non secondario è l’obiettivo di scambiare conoscenze o avere un confronto o un aggiornamento su diverse questioni che interessano l’impresa. La presenza di un progetto comune rappresenta un incentivo importante che aumenta infatti il grado di integrazione tra le imprese e consente di circoscrivere i rischi derivanti da incompletezze contrattuali e da asimmetrie informative. In questo caso l’interscambio informativo avviene prevalentemente in modo informale.Abbastanza diffuse sono poi le collaborazioni finalizzate allo scambio di lavoro o di clienti o per affidare a terzi parti del lavoro, collaborazioni che vengono realizzate per lo più senza ricorrere a forme di contrattualizzazione. Meno incidenti appaiono infine i rapporti tra imprese per condividere spazi, attrezzature, manodopera, così come per promuovere lo sviluppo di progetti innovativi. Laddove presenti, questi rapporti sono caratterizzati in prevalenza da forme contrattualizzate. In generale, tanto più gli accordi sono complessi, tanto più richiedono un’accurata formalizzazione. Si parla più propriamente di alleanza strategica quando due aziende decidono di stabilire una relazione formale. In questa fase le due imprese non perdono la loro identità e indipendenza, ma la mettono a servizio dell’alleanza per raggiungere obiettivi comuni.
Infine le chiedo cosa ha messo in evidenza la ricerca in merito alle difficoltà nell’attivare relazioni per le microimprese, e cosa favorisce maggiormente lo stabilire relazioni?
Una buona parte delle microimprese trentine non riconosce particolari difficoltà nello stabilire relazioni con altre imprese (48,7%). Tra coloro che, viceversa, ravvisano difficoltà i fattori critici sono la dimensione aziendale (35,5%), la burocrazia (16%), la perifericità localizzativa dell’impresa, ma anche il timore di perdere la propria autonomia decisionale. Questo sembra valere per ogni tipologia di relazione che le microimprese attivano. Coerentemente con la maggiore propensione ad intessere relazioni a carattere informale, i vincoli giuridici e gli oneri burocratici costituiscono un impedimento proprio per le imprese che dichiarano di aver intrapreso accordi informali.Le variabili che meglio si associano alla propensione ad intraprendere relazioni di vario tipo con altre imprese o entità economiche risultano essere innanzitutto la ricerca attiva di novità che riguardano il settore d’appartenenza. Segue la componente strutturale legata al settore di attività: le imprese che mostrano una maggior propensione alle relazioni sono quelle dei trasporti e della logistica, grazie al loro elevato grado di integrazione; seguono le costruzioni, nelle quali sono maggiormente presenti relazioni di commessa e subfornitura. Tra le variabili rilevanti emerge anche la propensione all’investimento nell’azienda, parimenti alla presenza di un proprio sito web che, in qualche modo, connota l’impresa come un’entità digitalizzata ed aperta alle tendenze del mercato. Infine, importante risulta anche la dimensione aziendale in termini di numerosità degli addetti. Interessante osservare in quest’ultimo caso la relazione inversa rispetto all’orientamento alle relazioni che aumenta al diminuire della dimensione: questo effetto può essere spiegato con la necessità derivante dalle minori risorse interne, per cui l’impresa sente il bisogno di ricorrere a risorse e competenze esterne.